Stefano D'Orazio |
I Vernice divennero famosi nel 1992 grazie a uno "scandalo": si presentarono a Castrocaro con il brano Scema, il cui ritornello conteneva una parolacci ("stronza, tua madre è una stronza"). La produzione televisiva chiese quindi a D'Orazio e co. di modificare il testo (da "stronza" a "strega"): il gruppo disobbedì, fu squalificato dal festival, ma nonato e scritturato da Cecchetto. Per la serie, si chiude una porta... Nel 1993 arrivò il successo con Su e Giù, tra i brani più gettonati al Festivalbar e tormentone di quell'estate: fu proprio allora che nacquero "i primi dissapori tra noi. Qualcuno dei colleghi non mandava giù il fatto che io fossi più in vista, più popolare, che i media cercassero me più che altri. Fu l'inizio della fine... che ci portò a litigare anche per vie legali e a sciogliere la band in malo modo. Nel 1994 il nostro secondo album, Quando tramonta il sole, fu addirittura sequestrato, e poi rimesso in vendita. La storia si chiuse definitivamente nel '95, sempre al Festivalbar, dove portammo Solo un Brivido, terzo e ultimo progetto insieme". Nel frattempo D'Orazio subì ance due tragici lutti: nel '96 perse il padre e l'anno dopo la madre. "Entrai in crisi su tutti i fronti, personale e professionale. Passavo le giornate a letto in compagnia della bottiglia di Jack Daniel's. Di notte uscivo, come un pipistrello, per andare a sedermi al tavolo di una birreria. In quegli anni non ho perso soltanto la popolarità o i soldi, ho soprattutto perso me stesso... C'è voluto tempo, e l'affetto e la pazienza dei miei cari, ma poi mi sono rialzato: il passato è andato e anche se le cicatrice rimanono, ora penso al presente. Le persone sensibili, quali io mi ritengo, pagano un pò più degli altri. Però, anche grazie alla sofferenza, ho capito che se non suono muoio: per questo sono rimasto nel mondo della musica. Poi, certo, sto cercando di adeguarmi: invece di fare le marchette e suonare la cucaracha ai matrimoni per 500 euro, provo a riunire più artisti, mettere in piedi un trio, una coppia, con persone che sanno suonare. Ho aperto un'attività di eventi, feste private, anche di ristorazione, che mi fa da punto di riferimento stabile, senza però commercializzarsi troppo". Non ha mai pensato di smettere con la musica e dedicarsi ad altro? "No, perchè non mi ritengo all'altezza. Da ragazzino ho fatto molti lavori, ma mai con passione: non me ne importava niente. Ero anche bravo a giocare a calcio, però la passione per la musica, girare di notte, frequentare gli artisti, respirare una certa aria è sempre stata più forte. Ho vissuto molti anni in Emilia Romagna: incontravo Dalla, Carboni... ho respitato per anni quell'ambiente per poi starne completamente fuori. Non credo di poterci riuscire". Gli ex musicisti di successo, trattati spesso come fenomeni da baraccone, spopolano ora in televisione; se rai1, ad esempio, si è appena chiuso il talent Ora o mai più. Si sente anche lei, D'Orazio, una meteora? "Certo è una parola con cui bisogna fare i conti, e farsene una ragione. I talent però non mi convincono: sono costruiti per far funzionare il programma, non per dar voce a un artista. Dei cantanti non gliele frega nulla; anzi, se per ragioni di show ti devono prendere in giro, lo fanno tranquillamente. A loro interessa l'ascolto, non la carriera dell'artista. E' un meccanismo atroce perchè, poi, se ti lasciano fuori, ti ritrovi a trant'anni come me e non sai più dove sbattere la testa. No, non fa pe rme: io sto bene dove sto. Io scrivo: se piace piace, sennò me ne farò una ragione in un locale insieme ai miei amici. La notorietà non mi interessa, ho solo bisogno di stare sul palco a fare musica, che è un'altra cosa". Degli amici del gruppo, però, ne rimangono pochi: "Eravamo in cinque (Agostino Silvestri, Mauro Conti, Massimo Nardini, Marco Abbatini) siamo rimasti in tre. Con gli altri non ho più nulla a che fare: potevamo trovarealtre soluzioni, invece siamo andati dagli avvocati, facendoci del male a vicenda. Mi dispiace. Di quel mondo mi rimane ancora un pò di nostalgia: passavo la mattina a Radio Deejay a chiacchierare con Fiorello, Amadeus, Cecchetto. Poi andavamo a trovare -che ne so- Vasco Rossi, Ligabue... Respiravo l'arte, gli studi di registrazione, i palchi, il dietro le quinte, l'odore del fumo, le luci. Ho nostalgia di quelle cose lì. Ma adesso sono tornato a vivere nella casa in cui sono nato, e sono in pace con me stesso".
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